Roma, 18 giugno 2025 – La seconda traccia della tipologia B della prima prova della Maturità 2025 - testo argomentativo - è sul tema del "Rispetto" ed è incentrata su un articolo del giornalista di "Avvenire", Riccardo Maccioni, indicato dal suo articolo come la parola dell'anno secondo secondo Treccani e pubblicato il 17 dicembre 2024 sul sito del quotidiano. E' un tema, quello del rispetto, che sta molto a cuore al ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, come anche alcuni dei provvedimenti ministeriali di questi anni hanno dimostrato. Ecco la traccia svolta per noi dallo scrittore Filippo Boni.
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La parola che abbiamo smesso di meritare. La Treccani ha scelto “rispetto” come parola dell’anno. Una parola antica, solenne, quasi sacra, ma anche tragicamente ironica, in un mondo che ogni giorno ne tradisce il senso. Un ossimoro, se pensiamo alle cinquantasei guerre aperte nel mondo: genocidi, bombe, vite ridotte a numeri. Il rispetto è stato scelto — sì — ma non vissuto.
Eppure rispetto non è solo una virtù etica, ma una postura dell’anima. Viene dal latino respectus — riguardo, attenzione — ma anche “guardare indietro”: riconsiderare, fermarsi, non passare oltre. È la seconda occhiata che salva. Nel mondo antico il rispetto era legato al sacro: si rispettava ciò che non si poteva profanare.

Oggi, nell’era iperconnessa e superficiale, si calpesta ciò che non si comprende, si odia ciò che non si riesce a controllare.
Rispetto non è tolleranza, parola tiepida, rassegnata, ma riconoscimento profondo dell’altro, della sua alterità inviolabile. È ciò che trasforma la convivenza in comunità, la legge in giustizia, la coesistenza in civiltà. In un tempo che idolatra la velocità il rispetto è lentezza. Nell’epoca del giudizio immediato, è sospensione. È la forza di non prevalere, il coraggio di non rispondere al dolore con altro dolore. Nominarlo non basta. Bisogna viverlo. Insegnarlo. Restituirgli la sacralità perduta, al rispetto. Perché senza di esso, ogni parola è vuota. E ogni pace, impossibile.