Lunedì 16 Giugno 2025
BEPPE BONI
Esteri

Iran, il generale Antonio Li Gobbi: “Raid di Israele massiccio, ma chirurgico. Non finirà qui”

“Gli Stati Uniti erano informati, idem la Gran Bretagna. Washington ha ritirato gran parte del personale non essenziale da diverse ambasciate del Medio Oriente"

Iran, il generale Antonio Li Gobbi: “Raid di Israele massiccio, ma chirurgico. Non finirà qui”

Roma, 13 giugno 2025 – Il mondo è in allarme per l'offensiva israeliana contro l'Iran cominciata in piena notte contro obiettivi militari, capi del governo e dei Pasdaran e centri di ricerca nucleari. Gli analisti cercano di interpretare uno scenario che rischia di infiammare tutto il Medio Oriente già al centro delle turbolenze a Gaza e in Libano. Il generale Antonio Li Gobbi ha alle spalle incarichi in missioni Onu in Kosovo, Albania, Afghanistan, già direttore delle operazioni alle Stato maggiore della Nato a Bruxelles e ora analista, è senior mentor per la gestione delle crisi alla Nato defence college, istituzione accademica dell'Alleanza atlantica.

Caccia israeliani, foto tratta dal profilo X dell'Idf (Ansa)
Caccia israeliani, foto tratta dal profilo X dell'Idf (Ansa)

L'attacco di Israele all'Iran può essere risolutivo nei rapporti di forza tra i due avversari?

"Non credo e lo sa anche Israele. Si è trattato di un raid massiccio ma nello stesso tempo chirurgica, tesa a colpire come è avvenuto, siti di ricerca del programma nucleare, capi dei pasdaran e del governo, installazioni militari, missili balistici. Un'operazione brillante dal punto di vista militare con la quale Tel Aviv ha dimostrato di poter colpire ovunque in Iran. Infatti ha centrato anche obiettivi al confine con l'Afghanistan. E non credo che finirà qui".

Israele è in grado di sostenere una guerra prolungata con Teheran avendo già aperti i fronti di Gaza e Libano?

"Da solo probabilmente no, anche se può contare su una capacità militare molto forte sul piano aeronautico e tecnologico. Ha invece problemi di disponibilità umane perché anche adesso combatte a Gaza con i riservisti. E' un Paese piccolo e le risorse su questo aspetto sono limitate. Senza un supporto degli Stati Uniti o di Paesi vicini come la Giordania o l'Egitto, che stanno alla larga da un possibile conflitto, non può impegnarsi su una guerra prolungata con Teheran. E non lo vuole nemmeno".

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L'atteggiamento dell'Iran dopo il recente raid si calmerà verso Israele?

"L'Iran continuerà a voler distruggere Israele fino a quando non sarà rovesciato il regime degli Ayatollah. Esiste una opposizione interna da parte della borghesia più illuminata ma senza un intervento esterno per ora non vedo sbocchi. Servirebbe un forte impegno politico di Israele ed Europa insieme agli Stati Uniti. Credo però che gli Usa avrebbero bisogno di un via libera da parte di Cina e Russia che ovviamente chiederebbero qualcosa in cambio".

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Che ruolo ha avuto l'intelligence nell'attacco?

"Fondamentale. Sono stati colpiti con precisione alcuni piani di palazzi dove erano alloggiati vertici militari e civili e ciò significa che l'elemento umano ha segnalato dall'interno del paese gli obiettivi. E' la Humint, human intelligence, senza la quale la tecnologia è quasi cieca. Alcuni droni sono addirittura partiti dall'Iran stesso, come è successo con l'attacco ucraino in Russia. Gli informatori sul posto sono necessari".

Gli Stati Uniti erano informati dell'incursione?

"Senza ombra di dubbio anche se non hanno partecipato direttamente. Idem la Gran Bretagna. Gli Usa alcuni giorni prima hanno ritirato gran parte del personale non essenziale da diverse ambasciate del Medio Oriente".

Qual è la strategia di Israele, neutralizzare tutti i nemici dell'area?

"Fino ad oggi si è concentrato sulle minacce più immediate come a Gaza, in Libano e in parte nello Yemen dove ha ottenuto risultati significativi. L'Iran rimane l'obiettivo principale perché è il Paese che finanzia la rete dei Paesi - guerriglieri, i cosiddetti proxi".

L'Europa è in grado di mediare per evitare l'escalation del conflitto?

"Difficile che possa fermare queste operazioni decise da tempo, ma può cercare con la diplomazia e insieme agli Usa di frenare il programma nucleare iraniano. La diplomazia è comunque sempre necessaria. La Ue subisce danni economici molto forti dalle aggressioni degli Houthi yemeniti nel Mar Rosso che costringono molti navi circumnavigare l'Africa per evitare attacchi con conseguenti costi altissimi per le merci. Qui l'Europa insieme ad altri Paesi dovrebbe intervenire direttamente".

Come?

"Bisogna eliminare la fonte del problema, altrimenti anche scortare le navi cargo come stiamo facendo non serve a nulla. Il nodo resta. Boutros Ghali, segretario generale delle Nazioni Unite già nel 1993, quando il presidente Usa Bill Clinton decise di sottrarsi dall'impegno militare in Somalia, in un discorso a West Point dichiarò: ‘La diplomazia senza la forza non serve a nulla’".